Come un faro che sta alle mie spalle, che illumina tutto intorno e bagna la strada con la sua luce, le evocazioni dei Chameleons avevano fino a pochi anni fa dei contorni non definiti. Finché non mi sono girata a guardare il faro e ho realizzato che lo conoscevo già. Ho capito che le note dei Chameleons erano presenti nella mia mente e nel cuore, fin dagli anni 80.

Ho avuto la fortuna di sentire i Chameleons Vox dal vivo, la nuova formazione dei Chameleons, gruppo post-punk di Middleton. I Chameleons Vox si sono esibiti a Bologna nel 2015 e hanno suonato il repertorio del gruppo originario.

 

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Mark Burgess era in una forma invidiabile, intenso e affascinante nel cantare. I testi sono pregnanti. Mette in scena i suoi sogni, in cui ci immerge. Sono accompagnati da una musica evocativa, melodica e incisiva. Nonostante le difficoltà incontrate con i membri del gruppo originario, si sente quanto Mark Burgess continui a suonare per passione e dedizione.

Il locale era piccolo, non era all’altezza della loro bravura e, come tanti gruppi sottovalutati, vederli suonare nonostante la fatica è degno di ammirazione.

 

Il suono era compatto e potente, coinvolgente. Il brano Second skin (album Script of the bridge) ha un crescendo ritmico sensuale, pieno di tensione energizzante. La musica dei Chameleons è stata anche arricchita dai dipinti del chitarrista Reg Smithies, usati per le copertine.

E’ di grande valore l’espressione artistica con mezzi diversi e interattivi quali la musica e la pittura. Kandinsky ne è stato un precursore, attribuendo ad ogni strumento un colore.

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in principio erano le Ombre
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